Da tre anni a questa parte, a pochi giorni dalla prima partita casalinga della Sigel Pallavolo Marsala, mi faccio sempre la stessa domanda: “Gian, mi vuoi spiegare cosa c’entri con il volley?”. Obiettivamente è una domanda legittima per chi come me ha vissuto di tutt’altro genere di sport e comunque andando a sviscerare le papabili risposte, vanno escluse a priori quelle legate ai soldi o alla visibilità che si possa ottenere facendo quel che faccio; ah vero, non mi sono ancora presentato: sono Gianluca Raid, quell’uomo barbuto che ogni tanto s’incrocia al Pala Bellina, e la “nostra gente” sa che faccio lo speaker durante le partite della Sigel Pallavolo Marsala. In realtà ciò che faccio, coadiuvato dalla bellissima Matilde Montalto, è ben più ampio. Noi ci occupiamo di tutta quella che è l’immagine della squadra e delle ragazze sul web; che sia Facebook, Twitter o il visitatissimo sito web sul cui state navigando, al primo problema interveniamo noi.
In realtà questo mio primo articolo dopo tre anni di silenzio, non ha il fine di raccontare e lodare ciò che facciamo noi. Questo è un tributo doveroso a chi come noi viene visto solo il giorno della partita ma che durante la stagione ricopre più mansioni e risolve i più improbabili grattacapi.
Mi spiego meglio. Immaginate quel grande uomo del Presidente Alloro, intento a fare telefonate fiume agli orari più improbabili per capire se è tutto pronto per la prima in casa. Oppure il Direttore Sportivo Buscaino – “È un bel direttore!” come osava proferire Fantozzi – che fa la spola da Trapani per portare in tempo utile il materiale tecnico e gli striscioni. Gli stessi striscioni che poi Coach Campisi appenderà di sua spontanea volontà con il primo malcapitato di turno (presente!). Vorrei citare tutti in questo post ma sarebbero davvero troppi, quindi chiudo ricordando un personaggio mitologico (perché dire tuttofare suona male): Bruno Maltese; io in tre anni ancora non ho ben compreso cosa faccia per la Pallavolo Marsala, ma soltanto perché sono davvero troppi i suoi incarichi per conto di questa squadra.
Dunque voi lettori, se ancora siete incerti su cosa possa spingere un torinese calciofilo come me ad accingersi ad affrontare un’altra stagione pallavolistica, sappiate che io l’ho scoperto da poco. L’ho capito col tempo, sguardo dopo sguardo, una stretta di mano dopo l’altra, abbraccio dopo abbraccio: questo è il luogo dove la parola “famiglia” trova il suo vero significato; credetemi, la pallavolo qui da noi, seppur fatta molto bene, è secondaria.
A Bruno, Ciccio, Enzo, Massimo, Maurizio (entrambi), Piero, Roberto e tutti gli altri, che un giorno di qualche anno fa, quando ancora non lavoravo per la squadra, mi fecero capire che ero a casa.
Gianluca Raid